ricette e tradizioni
Tradizioni
Il pane degli sposi

Grano e pane, due grandi icone della civiltà mediterranea, sono tra i protagonisti della tradizione popolare sarda. Simbolo di fertilità e di prosperità, il pane è protagonista di interessanti usanze nuziali. Tra i pizzi e i drappeggi della tavola degli sposi non può infatti mancare il cosiddetto Coros, il pane degli sposi.

Questa antichissima usanza, riscoperta e adottata anche dalle nuove generazioni, vuole che si regali a parenti e amici la corona di pane, uno dei pezzi più classici del pane degli sposi, decorata con fiori, frutti e uccelli come buon augurio per l’unione felice della nuova coppia.

La leggenda racconta che le antiche fate abitanti delle grotte, le Janas, attraessero a loro una giovane fanciulla del paese per insegnarle l’arte di fare il pane rituale. Il primo impasto veniva realizzato nell’intimità della caverna, con purissima acqua di sorgente e farina di grano dell’ultimo raccolto. La lavorazione del pane iniziava a mezzanotte e finiva alla sera con il rintocco delle campane che chiamavano alle preghiera dell’Ave Maria. Le Janas, infine, le affidavano sa madriga (la matrice), il fermento originario da tramandare di famiglia in famiglia, con lo scopo di rendere nota a tutti l’origine del pane votivo.

Sono quindi le donne, protagoniste di questo rituale che trova origine nella storia della famiglia contadina dove la trasformazione da grano a pane era custodito gelosamente e spettava esclusivamente alla figura femminile, esponente tra l’altro della grazia e della manualità. Un’arte antica, tramandata da madre in figlia, proprio come il corredo per la panificazione, composto di su strexu ‘e fenu o de scraria (cesti in fieno o in asfodelo di varia misura per pulire e selezionare le farine), su strexu ‘e terra (contenitori in coccio), teli e panni per coprire il pane e, se la famiglia era benestante, la mola asinaria.

Le donne artigiane del pane, iniziano il lavoro con tutto il suo carico religioso e atavico, tracciando una croce sull’impasto e recitando parole di scongiuro e augurio. Inizia così la trasformazione dell’impasto in corone, cuori, archi, ghirlande, e in elementi decorati finemente con fiori, foglie, frutti, uccelli.